Sessant’anni fa Sophia Loren vinceva l’Oscar con “La Ciociara”

Sessant’anni fa Sophia Loren riceveva il suo primo Oscar come attrice protagonista de La ciociara di Vittorio De Sica. Era l’8 aprile 1962.

A ricevere in piena notte la telefonata da Hollywood nel salone di palazzo Colonna, ai piedi della scalinata del Campidoglio, fu Lello Bersani, il re dei radio-telecronisti dell’epoca, chiamato dai padroni di casa, Carlo Ponti produttore milanese e Sophia Loren attrice di fama internazionale, a testimoniare l’atteso avvenimento: l’Oscar alla Ciociara di cui Sofia era la sofferta protagonista. 

 “Sophia!” urlò Lello Bersani nella cornetta del telefono (così come 37 anni dopo fu Sophia a gridare “Roberto!” quando annunciò l’Oscar a Benigni per La vita è bella). Per la cronaca, l’intervista a Sophia che il telecronista fece a caldo subito dopo l’annuncio non fu trasmessa dalla Rai, che pure l’indomani avrebbe dato la notizia nel Tg1, allora diretto da Gianni Riotta, per quelli che all’epoca furono considerati insuperabili motivi di opportunità: la coppia Ponti-Loren non era sposata e poi i due erano entrambi in vestaglia perché svegliati in piena notte. Sconveniente mostrarli agli italiani nel paludato telegiornale delle 20.

La ciociara è ovviamente un film drammatico, che Vittorio De Sica ha tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia, non meno amaro, come crepuscolare appare la sceneggiatura firmata da Cesare Zavattini. Vi è descritta la Roma del 1943, dove impera la borsa nera e, a causa dei bombardamenti alleati, la gente non sa dove andare a dormire, miseria e degrado ovunque. Una giovane vedova con la figlia tredicenne si rifugia in un paese della Ciociaria, che presto viene raggiunto dall’avanzata delle truppe anglo-americane, di cui fanno parte alcuni reparti marocchini. La ragazzina viene violentata: è una storia vera, migliaia furono le donne aggredite in quella zona dai soldati marocchini ai quali, nell’attacco alla abbazia di Montecassino, per indurli a non risparmiarsi nell’avanzata fra i paesi vicini, il comandante francese aveva concesso libertà di saccheggio e di stupro. Tante furono le povere vittime che alla fine della guerra lo stato italiano dovette approvare una legge che riconosceva alle donne, cosiddette “marocchinate”, una pensione di invalidità per la violenza subita. 

Memorabile nel film la scena di disperazione della madre: conquistò i giurati dell’Accademia dell’Oscar che finalmente riconobbero alla Loren doti drammatiche fino ad allora ignorate. Il film fu un successo internazionale, non solo per l’Oscar alla protagonista: piacque anche a Moravia che di solito si dichiarava insoddisfatto dei film tratti dai suoi romanzi, ma forse era un vezzo da scrittore geloso del suo lavoro.

Sophia Loren, ottantotto anni il prossimo 20 settembre, contrariamente a quanto si crede è nata a Roma e a Pozzuoli, che si vuole sia il paese natale, fu portata bambina dalla madre Romilda Villani dopo che invano aveva partecipato ad un concorso come sosia di Greta Garbo. Quasi una figlia d’arte, dunque, anche se ebbe un’infanzia con grandi difficoltà economiche. L’esordio nel cinema negli anni Cinquanta come comparsa a Cinecittà da dove prese il via una carriera strepitosa. L’unione con Carlo Ponti, il socio di Dino De Laurentiis, la portò ad interpretare decine di film di successo. Accusata di frode fiscale, si fece 17 giorni di detenzione nel carcere di Caserta da dove uscì accolta da una folla festante. Le cronache mondane scrissero che non fu insensibile alla corte di Cary Grant che si era perdutamente innamorato di lei e avrebbe voluto sposarla, ma risulta che Sophia rimase sempre fedele al marito produttore, da cui ha avuto due figli, oggi anche loro nel mondo dello spettacolo. Poi i due Oscar, il primo per La ciociara, il secondo alla carriera.

La ciociara (1961)

di Vittorio De Sica

con Sophia Loren, Eleonora Brown, Jean-Pierre Belmondo, Renato Salvatori, Carlo Ninchi, Pupella Maggio, Andrea Checchi.

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