Libri. Aldo Cazzullo: “Quando eravamo i padroni del mondo – Roma: l’impero infinito”       

Sembra scritto da un antico romano (non da un moderno padano)

Non poteva certo dedicarglielo l’autore, sarebbe stato un affronto, ma Quando eravamo i padroni del mondo, la nuova fatica letteraria di Aldo Cazzullo, giornalista, scrittore e autore televisivo ormai di chiara fama, che illustra la grandezza dell’impero romano, sembra scritta apposta per Umberto Bossi, l’anziano senatore che prima di entrare in politica e fondare la Lega Lombarda si guadagnava da vivere vendendo aspirapolvere porta a porta. 

Bossi con Roma ce l’ha sempre avuta: “Roma ladrona” tuonava dai banchi di palazzo Madama per dire che tutta la corruzione e la malapolitica venivano dalla Capitale. Arrivò a prendersela anche con l’inno nazionale, dove recita “che schiava di Roma Iddio la creò”. Prendendo una clamorosa papera, l’irriducibile padano aveva capito che fosse l’Italia “schiava di Roma” mentre l’inno di Mameli intende dire “la vittoria”. 

        Ma tant’è: del resto, Berlusconi il suo fiero alleato (che peraltro non si fece scrupolo di tradire alla prima occasione), non era da meno: parlando della Roma antica un giorno citò con sicurezza “Romolo e RemoLO”, e i pochi che vi fecero caso furono subito bollati come “tutti comunisti”, come era solito dire di quelli che la pensavano diversamente da lui. 

       Il nuovo libro di Cazzullo, probabilmente Bossi non lo leggerà. Peggio per lui, perché è molto interessante.  Sembra scritto da un antico romano, non da un piemontese di Alba, dopo tutto un padano, secondo la geografia bossiana, tali sono la passione e l’ammirazione per la città Eterna e il suo impero infinito che trasudano da ogni pagina.

Per raccontarne la storia, da bravo giornalista, perché quello soprattutto rimane, il quasi sessantenne Cazzullo è risalito alle fonti più attendibili, non solo i grandi storici latini, ma anche i classici e i moderni e si è mosso con disinvoltura lungo un percorso dei secoli  fitto di avvenimenti e di personaggi: dal pio Enea ai sette re di Roma, dai primi golpisti e rivoluzionari della storia antica Catilina e Spartaco, ai grandi condottieri militari e politici.

          Cesare, Augusto, Costantino, Giustiniano, fino all’inevitabile declino, con le citazioni più audaci, da Mussolini  ad Abebe Bikila, da Shakespeare a Napoleone a Mazzini, da Marguerite Yourcenar a Elisabeth Taylor.

       Addirittura Asterix: secondo Cazzullo i quattrocento milioni di copie che il baffuto guerriero gallo ha finora venduto in tutte le lingue, oltre ad aver interpretato dieci cartoni animati e cinque film, sono la dimostrazione che l’influenza della Roma antica sul mondo moderno è tuttora fortissima, di qui l’“Impero infinito” che sopravvive da due millenni. 

Un libro che sembra un romanzo, da una parte ti viene voglia di leggerlo tutto d’un fiato tanto invitante e suggestiva è la narrazione di fatti e personaggi storici, dall’altra ti chiedi se non sia meglio centellinare le pagine, capitolo per capitolo, dando ogni tanto una sbirciatina a quante ne manchino alla fine, che vedi pericolosamente avvicinarsi e che non vorresti arrivasse. 

Indubbiamente, il fascino del mondo romano è irresistibile: Cazzullo lo dimostra con un viaggio attraverso le epoche e le latitudini che sembra non debba finire mai. L’impero infinito, appunto. La sola bibliografia, l’elenco delle fonti da cui l’autore ha attinto, è già un piccolo saggio storico. 

       Perché Cazzullo non lascia fuori nessuno di quanti al mondo hanno avuto a che fare prima o poi, attraverso i secoli, con la Roma di Enea, il fondatore: imperatori, legionari, politici, papi, capitani d’industria, miliardari della Silicon Valley, presidenti americani. 

          A tutti l’autore vuole ricordare l’importanza che la Roma antica ha avuto nella loro vita, e con il lettore, a questo punto complice, condivide il piacere, al di là della fatica materiale di ricerca e di scrittura: è molto più semplice scrivere un romanzo inventando tutto di sana pianta. Che possa non piacere a Bossi, è un valore aggiunto.

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