ROMA – Sarà capitato anche a voi di andare in qualche bar o affine e dover pagare una cifra spropositata per uno ‘spritz’. Si parte da 5 o 6 euro per arrivare addirittura a 10 o 12 euro per un aperitivo che senz’altro, nonostante il suo gradevole gusto, non vale tutti questi soldi. Su questa ricetta ormai diffusissima in Italia bisognerebbe porre un limite di prezzo, almeno per non creare confusione tra i consumatori che rischiano a volte di pagare un prezzo troppo esagerato.
Si tratta, infatti, di una bevanda divenuta con il tempo una sorta di moda nazionale, la cui nascita risale addirittura all’occupazione austriaca a Venezia. Si racconta che all’epoca si preferiva allungare il vino bianco con dell’acqua per evitare stati di ebrezza. In seguito lo spritz, originario del Triveneto, è divenuto una vera e propria bevanda popolare servito ghiacciato su un tumbler. Prosecco, seltz e una spruzzata di Aperol, Select oppure Bitter Campari. Una correzione arrivata più tardi rispetto alla sua nascita, tant’è che in alcune zone, come a Trieste, lo spritz è ancora servito con la sua ricetta originale, ovvero vino bianco e acqua frizzante.
Abbiamo provato anche noi a fare lo spritz per capire se questo costo eccessivo è giustificabile e acquistate le bevande necessarie ci siamo accorti del rincaro spropositato che alcuni locali adottano in barba ai consumatori. Altro che Happy time o tartine e affini spacciate come cibi raffinati. Purtroppo la morale è sempre la solita, facciamocene una ragione. Viviamo in un Paese di furbetti e furbacchioni e così succede che appena giri l’angolo ti fregano.