Roma. Il delitto della via Ardeatina forse nasconde un serial killer

ROMA – Potrebbe passare alla storia come “l’omicidio della via Ardeatina”, uno dei più incredibili fatti di sangue avvenuti a Roma dal dopoguerra ad oggi. Il troncone del corpo di una donna (bianca, probabilmente dell’Est europeo) trovato l’altro ieri da uno dei tantissimi camionisti che passano su una strada a ridosso della Capitale sta dando seri grattacapi alla squadra mobile. Oggi decine di poliziotti hanno setacciato i casolari e le aziende limitrofe al luogo del ritrovamento per cercare notizie utili ad un mistero che, ora come ora, è assai fitto.

Il corpo della donna

L’esame autoptico di ciò che l’assassino ha lasciato sul terreno ha offerto fino ad ora poche certezze agli inquirenti, se non il sesso della vittima e il fatto che sia di carnagione chiara. Ma medici e investigatori sono rimasti basiti alla vista di quei poveri resti. La donna è stata uccisa con tre o quattro fendenti di una lama lunga e affilata (i segno sono visibili sul tronco). Poi, l’assassino deve aver appeso il corpo a testa in giù, come in un macello, e ha troncato con un accetta (si tende ad escludere l’uso di una motosega, come in un primo momento si era ritenuto) gli arti e la testa. Non solo, ma ciò che rimaneva è stato svuotato di visceri, cuore e polmoni, proprio come avviene con gli animali da carne. L’autore di questo massacro avrebbe poi rivestito il cadavere e lo avrebbe portato là dove è stato poi ritrovato. Tale supposizione sembra trovare conferma nel fatto che i vestiti trovati indosso al troncone non erano intrisi di sangue.

L’efferatezza delle fasi successive al terribile omicidio hanno giustificato le ipotesi più pessimistiche. Gli investigatori non nascondono che si potrebbe trattare dell’opera di un serial-killer, che ha voluto rendere eclatante il suo gesto. “È come se avesse voluto dirci ‘Guardate cosa sono capace di fare’” ha ammesso sconsolato (e molto preoccupato) uno degli investigatori che stanno lavorando al caso. Se ciò che rimaneva del cadavere fosse stato seppellito o nascosto, anche in una discarica, probabilmente non sarebbe mai stato ritrovato. Al contrario, l’assassino lo ha deposto a un paio di metri dal ciglio della strada, tanto è vero che il camionista lo ha scorto senza molte difficoltà dalla sua postazione alla guida di un automezzo.

Il luogo del ritrovamento

La campagna dove il cadavere della vittima è stato trovato si trova a sud-est della Capitale, fra la via Laurentina e la via Ardeatina, in prossimità del Parco pubblico dell’Appia, una zona dove la speculazione edilizia non è riuscita a penetrare. Via di Porta Medaglia, alla fine della quale c’è stato il ritrovamento, è frequentatissima da prostitute, sia di giorno che di notte. Quasi tutte straniere, si offrono a clienti occasionali e spesso si appartano poco oltre il ciglio della strada, molto trafficata soprattutto con il flusso veicolare dei pendolari che lavorano all’Eur o nella parte meridionale di Roma. Gli inquirenti sospettano che la donna uccisa possa essere una di loro e che sia stata magari caricata in auto dal suo assassino, che poi avrebbe agito al sicuro in un altro luogo. Dal giorno del ritrovamento del cadavere, le prostitute sono sparite e in queste ore la polizia sta cercando di rintracciarle. Da loro potrebbero giungere brandelli di verità determinanti per l’indagine.

Un’indagine difficilissima

I manuali di criminologia e soprattutto quelli dedicati ai serial-killer spiegano che questi soggetti uccidono in modo eclatante, soggiogati da un evidente narcisismo. Questo spiegherebbe l’efferata azione condotta dall’omicida. Ma, al vaglio degli inquirenti, ci sono anche altre ipotesi. Una di esse potrebbe far risalire il fatto ad una guerra fra protettori delle prostitute, anche se qualcuno nutre più di un dubbio su tale possibilità. “Sarebbe la prima volta che un pappone eviscera in quel modo una prostituta appena uccisa” dice un funzionario della Questura. In effetti, sarebbe stato sufficiente far ritrovare il cadavere ed anzi agevolarne l’identificazione, per diffondere la notizia a chi di dovere. In queste ore sembra prevalere la prima ipotesi, anche se è la più terrificante: l’esistenza di un killer seriale. Se fosse così, infatti, le ombre della notte potrebbero creare più di un terrore nei romani, come nei peggiori incubi cinematografici.

Il delitto ricorda la “Dalia nera” di Los Angeles

Si chiamava Beth Short ed aveva appena 22 anni quando fu ritrovata tagliata nettamente a metà in un prato alla periferia di Los Angeles il 15 gennaio 1947. Sono passati 59 anni e l’autore di quel terribile crimine non è stato mai individuato. Il delitto di via Ardeatina ricorda, almeno in parte, quell’efferato precedente. James Ellroy ne ha tratto uno dei suoi romanzi migliori.

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