La battigia è al servizio di tutti. La battigia è un’area esclusa dalla concessione. Il concessionario non può quindi vantare alcun diritto su di essa
ROMA – Non c’è verso. L’Italia marcia sempre a due velocità. Si divide tra chi rispetta le regole e si rapporta con gli altri in modo civile e democratico. E chi pensa che tutto gli sia dovuto, che vige solo la logica del profitto e dell’interesse personale. Abbiamo vinto con i referendum, ma perdiamo sempre quando inizia la stagione estiva e, come al solito, gli stabilimenti balneari che hanno occupato e molto spesso devastato quasi tutte le nostre spiagge, impediscono, come accade ad Ostia e in tutto il litorale laziale, il libero accesso, garantito invece per legge (Legge finanziaria 2007). L’arroganza dei bagnini e l’ignoranza dei gestori dei stabilimenti la fanno da padroni e anche nelle spiagge libere e attrezzate vige l’obbligo di usufruire solo dei loro servizi e strutture, pagandoli ovviamente a caro prezzo. E questo avviene con una regolarità impressionante, senza che ci sia alcun intervento da parte delle forze dell’ordine a tutela dei cittadini, strangolati ormai dal cemento, dai recinti e da divieti assurdi, frutto di logiche speculative che nulla hanno a che vedere con la convivenza e il libero diritto di tutti gli uomini godere di risorse come il mare e le spiagge che non sono proprietà di nessuno.
Ultimamente c’è stato un corteo organizzato ad Ostia che, sotto la bandiera di “Riprendiamoci le spiagge”, ha sfilato dalla stazione della metro, fermata Stella Polare, fino allo stabilimento Le Dune su lungomare Duilio. “Spiagge libere. La spiaggia è nostra e non si vende. Ci riprendiamo tutto e non vi diamo niente” è stato lo slogan gridato da Claudio Fusco, membro del movimento, alla guida il corteo armato di megafono. “Rivendichiamo – ha spiegato Fusco – l’accesso libero alle spiagge, stop alle concessioni demaniali, al diritto di superficie e il rispetto del vincolo paesaggistico, ovvero abbattiamo il lungomuro. Uno studente di Roma paga 450 euro per 12 mq, mentre i balneari pagano circa un euro ogni dieci mq. Un canone irrisorio”. Durante il corteo è intervenuto il gestore dello stabilimento Paolo Papagni (e guarda caso, presidente della Assobalneari), che ha risposto sottolineando che: “il biglietto d’ingresso non si dovrebbe pagare da nessuna parte, sicuramente da noi l’accesso al mare è sempre stato libero. Non lo è la stanzialità”. Ecco la stanzialità. Qui è la nota dolente. Ma in realtà Paolo Papagni, come tutti gli altri gestori di stabilimento, sbagliano in quanto per legge deve essere acconsentito non solo l’accesso alla battigia (striscia di sabbia di 5 metri da dove arriva l’onda), ma anche la possibilità di stendere un telo da mare e di fare il bagno. Chiunque vi obblighi ad andar via, deve essere immediatamente denunciato alle autorità che provvederà a sanzionarlo. Infatti la battigia è un’area esclusa dalla concessione, per legge. Il concessionario non può quindi vantare alcun diritto su di essa. Tutti vi possono fare il bagno, appoggiare gli abiti, stendersi. Non vi possono essere collocati oggetti ingombranti quali ombrelloni, sdraio, ecc., poiché deve essere garantito il passaggio e l’accesso ai mezzi di soccorso (un’asciugamano e un vestito, in tal senso, non ingombra nulla e può essere tranquillamente disteso), ma per il resto una persona può rimanerci tutti il tempo che vuole. Riprendiamoci quindi i nostri diritti anche partendo da questo. Non è solo l’acqua a dover essere pubblica e di tutti, ma anche il sole, il mare e la sabbia. Purtroppo in Italia si è costretti a combattere per cose che negli altri paesi europei sono ovvie e scontate. Speriamo che questa epoca di barbarie sociale finisca presto.
Riportiamo qui di seguito riferimenti di legge che potrebbero tornare utili (fonte Adiconsum):
• La legge Finanziaria del 2007, art. 1, c. 251, fa chiarezza in merito al diritto di accesso, e prevede: “È fatto obbligo per i titolari delle concessioni di consentire il libero e gratuito accesso e transito per il raggiungimento della battigia antistante l’area ricompresa nella concessione anche al fine della balneazione”.
• Il comma 254 prevede che spetta ai piani dei Comuni e delle Regioni “un corretto equilibrio tra aree concesse ai privati e arenili direttamente fruibili”. Alcune leggi regionali usano l’aggettivo “significativo” per indicare le spiagge libere.
• La Finanziaria prevede inoltre nuove disposizioni per quanto riguarda i canoni di concessione che restano tuttavia irrisori. I costi rilevanti per l’accesso agli stabilimenti non possono essere giustificati dai costi del
canone.
• La concessione può essere revocata a partire da gennaio 2007 per gravi violazioni edilizie e degli obblighi derivanti dalla concessione stessa.
1. L’accesso alla spiaggia è libero e gratuito. È fatto obbligo agli stabilimenti di consentire il transito alla battigia. L’impedimento o la richiesta di un costo rappresenta una violazione della legge e va denunciato alle Autorità.
2. La battigia, cioè la striscia di sabbia di 5 metri da dove arriva l’onda, è al servizio di tutti. La battigia è un’area esclusa dalla concessione. Il concessionario non può quindi vantare alcun diritto su di essa. Tutti vi possono fare il bagno, appoggiare gli abiti, stendersi. Non vi possono essere collocati oggetti ingombranti quali ombrelloni, sdraio, ecc., poiché deve essere garantito il passaggio.
3. La pulizia delle spiagge libere. Anche le spiagge libere devono essere pulite. Questa incombenza è a carico del Comune; in assenza la legge fa obbligo agli stabilimenti confinanti di provvedere.
4. Recuperare un equilibrio tra spiagge in concessione e spiagge libere. Questo equilibrio è previsto dalla legge. In troppe realtà non è rispettato; occorre quindi indirizzare le nostre proteste ai Sindaci e alle Regioni. Chi paga le tasse ha diritto ad una spiaggia libera e gratuita. Le spiagge libere e gratuite devono essere intercalate tra uno stabilimento e l’altro e non collocate nelle aree più lontane e disagiate.
5. Prezzi equi e non speculativi. I prezzi sono liberi e dovrebbero essere rapportati alla qualità dei servizi, ma spesso accordi taciti fra i gestori mantengono i prezzi ben al di sopra di quello che dovrebbe essere un giusto riconoscimento per il servizio. L’unica possibilità per contrastare i prezzi elevati è decidere di non usufruire dello stabilimento, ma spesso questa alternativa non esiste.
6. Revoca delle concessioni. Per le violazioni più gravi, quali la cementificazione della spiaggia o la violazione degli obblighi reltivi alle concessioni, è prevista anche la revoca delle concessioni. Il non rinnovo
della concessione può essere attuato nei casi in cui la continuità ininterrotta degli stabilimenti in concessione comprime in modo intollerabile il libero accesso alla spiaggia e al mare (Consiglio di
Stato n. 1978 parte prima 1144/14 dicembre 1976).