Italia e Spagna, bersagli facili della speculazione. E la Ue sta a guardare

E’ ancora una giornata di passione per i mercati di mezza Europa in un inizio di settimana al calor bianco. In questo ennesimo lunedì nero continuano i movimenti speculativi sui titoli dei debiti sovrani del sud Europa,  in particolare la Spagna e l’Italia al centro del mirino e premiando in maniera anche eccessiva i titoli della Germania. Lo spread fra titoli italiani e bund tedeschi ha chiuso a 519 punti base dopo aver toccato i 530. Quello fra bonus spagnolo e titoli tedeschi   ha toccato 643 punti base. I rendimenti sono volati.

Monti: non è colpa mia, subito il salva-stati

Monti, dalla Russia, ha seguito passo passo la giornata nera ed ha messo le mani avanti . Non è colpa della mia politica. Sull’assalto all’euro ha dichiarato che il “grande nervosismo” dei mercati ha “poco a che fare con i problemi specifici dell’Italia” ma che deriva piuttosto da “notizie, dichiarazioni, indiscrezioni che si susseguono circa la applicazione delle decisioni del Consiglio europeo di fine giugno, che dovrebbero a mio parere essere implementate senza rumore e nei tempi più brevi. Una accusa non troppo velata alla Germania che ha bloccato i meccanismi per dar vita al “salva-stati”, lo scudo anti spread, approvato alla fine di giugno dall’organismo europeo. Era solo un annuncio e tale è rimasto. Come era largamente prevedibile. Tutti i commentatori e non solo quelli italiani, avvertono che se la Ue non decide in modo rapido la difesa dell’euro saranno guai seri. Per quanto  riguarda il nostro paese da aggiungere il chiacchiericcio sulla possibilità di elezioni anticipate , smentite da Monti, dalle forze politiche che lo sostengono, ma che continua a tener banco.

Milano e Madrid bloccano le vendite in borsa

Milano prima e Madrid poi hanno deciso di bloccare le vendite allo scoperto per difendere le borse, in una giornata in cui l’indice di Piazza Affari è arrivato a vedere un segno negativo  addirittura del 5 per cento. A risollevare, si fa per dire, le sorti di Piazza Affari sono stati principalmente i recuperi delle banche, che si sono dimostrate le maggiori beneficiarie della decisione della Consob di vietare le vendite allo scoperto, recuperando le grosse perdite che accusavano in mattinata. Il risultato è stato che l’indice principale Ftse Mib ha chiuso sì in forte ribasso (-2,76% a 12.706 punti) ma ben lontano dai minimi toccati in mattinata. Stessa sorte anche per Madrid che ha recuperato fino a chiudere in rosso di appena 1,1 per cento.

La peggiore del Vecchio continente è stata Francoforte, con il Dax che ha perso il 3,18%. A Parigi il Cac 40 segna meno 2,89%. Meno 2,09% l’Ftse 100 di Londra.  Fuori concorso la borsa di Atene che ha chiuso in calo di oltre l’8% sull’attesa dell’arrivo nella capitale ellenica dei famigerati e temutissimi ispettori della troika (Fmi, Bce e Commissione). 

Volano gli interessi sui titoli di stato italiani e spagnoli

Lo spread ha due facce, se da un lato l’avversione al rischio verso il debito pubblico dei paesi periferici dell’eurozona, quali Italia e Spagna, fa richiedere ai creditori rendimenti maggiori, dall’altro lato c’è chi festeggia nuovi record al ribasso come la Germania.

Il rendimento del Bund decennale emesso da Berlino ha infatti fatto segnare un nuovo minimo storico al 1,127% per poi chiudere all’ 1,15%.
All’altro capo del filo si posizionano invece Italia e Spagna che vedono in aumento sia i rendimenti sui titoli di stato e sia lo spread sul Bund.
Il rendimento del Btp decennale di emissione nostra è intorno al 6,30%, ma è arrivato a far segnare livelli superiori al 6,40 per cento. Di pari passo l’andamento dello spread sul titolo ‘made in germany’ che ha chiuso a 519 punti dopo un affaccio ad un passo da 530 punti.
Ancora più nera la situazione in Spagna, dove il rendimento dei Bonos decennali ha fatto segnare un nuovo record al 7,56%, con la chiusura intorno al 7,50%. Lo spread con il titolo del debito tedesco è arrivato al nuovo record di 643 punti per poi chiudere a 634 punti.Il nostro Paese tornerà ad essere protagonista tra giovedi e venerdì, giorni in cui il Tesoro ha in agenda aste di Ctz e di Bot. Ma il vero esame si sosterrà lunedì prossimo, quando all’asta andranno titoli con scadenze più lunghe.

Debito pubblico sale ancora e fa un record. In negativo

I dati sui debiti pubblici europei, diffusi da Eurostat, non sembrano giustificare il livello di allarme e la tensione al rigore che percorre il Vecchio Continente. Tre, in particolare, i dati interessanti.

Il rapporto debito pubblico/pil della Grecia, in conseguenza della ristrutturazione selvaggia effettuata nei mesi scorsi, nel primo trimestre del 2012 e’ stato pari al 132,4%, facendo segnare meno 33% rispetto al trimestre precedente e meno 20% rispetto al medesimo trimestre del 2011.

Il debito pubblico spagnolo è in forte crescita, ma su livelli che restano decisamente bassi, essendo salito al 72,1% del Pil nel primo trimestre del 2012,  rispetto al 68,5% fatto registrare nel trimestre precedente ed al 64,7% del primo trimestre del 2011. Tale rapporto è però destinato ad avere un duro colpo in conseguenza del prestito Ue fino a 100 miliardi di euro per la ricapitalizzazione delle banche, prestito che andrà ad incidere sui conti pubblici e che vede la ovvia opposizione degli spagnoli che non sono disposti a fare ulteriori sacrifici per salvare chi li ha riovinati.

Il debito pubblico dell’Italia e’ invece salito al 123,3% del Pil nel primo trimestre 2012 mentre nel quarto trimestre 2011 il nostro debito pubblico era al 120,1% del Pil.

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