Un’affascinante racconto storico della tragica vicenda di Beatrice Cenci sullo sfondo della Roma del 600 tra violenze, dolori, intrighi e tradimenti.
Il ricordo della dolorosa esistenza di Beatrice Cenci, tramandata anche sotto il profilo della leggenda con il racconto del fantasma di una fanciulla che ogni 11 settembre appare sulla porta della chiesa di San Pietro in Montorio per poi dirigersi lentamente verso Castel Sant’Angelo, per certi versi è ancora vivo nella memoria collettiva popolare e contribuisce ad arricchire il fascino secolare di Roma.
In questo solco si inserisce il nuovo libro di Simona Teodori “la Cospirazione dei Cenci”, pubblicato per i tipi della Newton Compton Editore e presentato a Roma nella Sala-Teatro di San Romano dove, attraverso un sapiente intreccio narrativo, si viene introdotti più a fondo nella vicenda della giovane nobildonna romana che lottò fino alla fine non solo contro gli abusi di un padre violento, ma anche contro un destino già scritto che la portò ad essere giustiziata davanti alla fortezza papale di Castel Sant’Angelo, proprio la mattina dell’11 settembre 1599.
La scrittrice riesce a ricostruire con il consueto stile attento e maturo che l’ha contraddistinta nei suoi precedenti lavori il quadro storico nel quale si sono svolti i fatti, caratterizzando con una modalità espressiva intensa lo sfondo di una Roma del 600 che supera la cornice classica dello splendore dei suoi resti antichi, dei suoi palazzi e delle sue chiese per avvicinarsi al cuore pulsante della città con i suoi vicoli, le sue bettole, i suoi luoghi di malaffare e i suoi drammi. In tal senso abbiamo una rappresentazione vera, priva di artifici retorici, dell’umanità del tempo e uno svolgersi dei tempi espressivi unico che ci permette quasi di toccare dal vivo i sentimenti più nascosti dei protagonisti.

Qui possiamo assorbire in tutta la sua interezza il dolore di Beatrice che, con il suo ardore e il suo desiderio di riaffermare la sua esistenza come individuo e come donna, lotta con tutte le forze per strapparsi di dosso il destino che gli ha cucito con violenza Francesco Cenci, il padre dissoluto che ci viene rappresentato in tutta la sua arroganza e la sua animalità; e sempre qui possiamo incontrare la raffigurazione chiara e dettagliata degli altri personaggi chiave del romanzo dove emerge tra tutti possente la figura di Caravaggio: non l’artista, ma l’uomo febbrile e tormentato da sui pensieri che nel chiaroscuro della sua anima e dei suoi patimenti ha nel libro della Teodori un ruolo determinante per lo sviluppo della storia.
Se il compito della letteratura per una certa corrente di critica filosofica deve centrarsi sulla rappresentazione sociologica e storica al fine di consegnarci quel realismo che renda credibile un evento narrativo, la scrittrice riprende tale concetto, ma lo rielabora in modo del tutto originale, mescolandolo ad una rigorosa messa in luce del carattere artistico del narratore che sa attingere ai diversi colori del racconto per strutturare secondo precisi stilemi linguistici un vissuto umano fatto di carne e di sangue, il vero intreccio di esistenze nelle quali vengono a convergere i desideri, le speranze, gli affanni, gli intrighi, le dolorose scelte.
Si tratta, dunque, di un’esperienza di lettura preziosa che, oltre a fornire spunti di riflessione inaspettati, ci avvolge in una serie di fatti e di accadimenti da lasciare senza fiato e ci spinge ad approfondire aspetti remoti dell’animo umano.