Cannes 77. “The apprentice”, la formazione del giovane Donald Trump

The Apprentice, è stato un reality show che  Donald Trump guidò dal 2004 al 2015, nel quale l’ex presidente selezionava futuri manager. Da lì il titolo del film di Alì Abbasi, regista di origine iraniana vissuto in Danimarca, che si avvale di due grandi attori: il molto credibile Sebastian Stan nei panni di Donald Trump e il formidabile  Jeremy Strong in quello di Roy Cohn.

Steven Cheung , direttore della campagna di comunicazione di Trump,  ha dichiarato che verrà intentata causa ad Alì Abbasi. Il premiato regista di opere importanti, ha risposto in conferenza stampa che, se Trump vedesse il film, ne sarebbe sorpreso. 

La funzione del cinema, ha spiegato Alì Abbasi, è quella di umanizzare personaggi che altrimenti restano relegati al ruolo freddo di icona, per creare quella empatia che ce li rende più simpatici. Poi si è offerto di incontrare l’ex Presidente per tenere un discorso con lui prima o dopo la proiezione del film.

“The apprentice” narra di Donald Trump, ragazzo intorno ai venticinque, che va a riscuotere a casa di  poveracci gli affitti della sua famiglia e ama infilarsi nei club esclusivi di New York per conoscere gli uomini più in vista e capire come arrivare in alto.  In uno di questi club incontra Roy Cohn, avvocato tristemente famoso per essere stato accanito fautore del maccartismo. 

Trump gli si mette alle costole e gli chiede aiuto negli affari, a qualsiasi prezzo. Cohn vede in lui un giovane da cui guadagnare e lo istruisce: per farcela bisogna attaccare attaccare attaccare, negare sempre,  non ammettere mai una sconfitta. Il loro linguaggio è impudico: nella vita, dicono, “o si è killer o si viene eliminati”. In Trump Roy Cohn riconosce la stoffa del killer. 

Il padre di Trump, fondatore dell’impero immobiliare,  è severissimo con i propri figli.  Considera una nullità Freddy, fratello maggiore di Donald, che in seguito morirà giovane per alcolismo. Trump, troppo impegnato nella scalata sociale, non ha tempo per aiutarlo.

Presto assistiamo al deterioramento del matrimonio  di Donald con Ivana (interpretata da Maria Bakalova), con quale va in scena anche lo stupro.  Poi Trump si fa tagliare una fetta di pancia e ricostruire il cuoio capelluto, per ovvi motivi di estetica.

Megalomane, presuntuoso, spregiudicato, la sua idea fissa è la costruzione della Trump Tower. Il Trump Village del padre gli pare poca cosa. Anche accettando di pagare il pizzo alla mafia Trump riuscirà a costruirla. 

Man mano Donald sale d’importanza le regole di Roy Cohn restano il suo credo, ma pian piano prenderà le distanze dall’amico perché Roy si ammala di AIDS. La morte di Cohn e l’atteggiamento di Trump  fanno luce sui lati più bui dell’ex presidente, Roy Cohn si ritrova al capezzale il risultato cinico del suo addestramento.

Un biopic ben fatto, decifrabile dal grande pubblico, condito di ironia.  Se questo film  aiuta  coloro i quali di Trump sanno poco a farsi un’idea più chiara,  assolve un compito importante soprattutto in vista di elezioni che riguardano l’intero globo.

Un film di Ali Abbasi con Sebastian Stan, Jeremy Strong, Maria Bakalova, Martin Donovan, Emily Mitchell. Genere Biografico durata 120 minuti. Produzione USA, Danimarca, Irlanda, Canada 2024

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