Cgil e Confindustria stanano l’Agenda Monti. Dal nulla alle coglionate

ROMA – Sia la Cgil che la Confindustria, con iniziative diverse ma convergenti nell’obiettivo, sono intervenute nella campagna elettorale avanzando progetti, proposte, per affrontare la crisi e che si va facendo sempre più drammatica.

Cgil e Confindustria parlando fanno una fotografia impietosa della situazione, parlano di emergenza economica e sciale. Certo per  quanto riguarda i problemi da affrontare e le soluzioni da proporre le posiziono sono diverse. Il più grande sindacato italiano  si rivolge alla forze politiche, al governo che verrà e a quello che pur dimissionario avrebbe il compito dell’ordinaria amministrazione. Diciamo “avrebbe” perché Monti dalla mattina alla sera e alla notte è impegnato come capo della coalizione che vede la sua “lista civica” insieme a Udc e Fli a fare propaganda di bassa

Piano del Lavoro e Progetto delle imprese

Presenta al Paese un compiuto progetto che si chiama “Piano per il Lavoro” nel segno di una continuità storica che richiama il Piano del Lavoro progettato dal Giuseppe Di Vittorio nel 1949 segretario generale della Cgil. Come allora, quando si trattava di affrontare le macerie di una Italia devastata dal fascismo e dalla guerra il Lavoro è l’elemento essenziale, il cardine di una politica di piena occupazione.  Il Piano del Lavoro approvato dalla assemblea programmatica è aperto al confronto e ai contributi delle strutture della Cgil e degli studiosi sia a livello nazionale che regionale e locale. Interlocutori del Piano saranno le imprese,le forze politiche, le istituizioni, le università, i centri di ricerca, le associazioni del volontariato. Al governo che verrà si chiede la definizione di un quadro strategico confrontato con le parti sociali e tradotto concordemente con la Conferenza Stato-Regioni e Autonomie locali in  linee pluriennali di indirizzo. Confindustria  presenta  una Agenda con una premessa in cui si lancia un gridio  di allarme. “Servono scelte immediate e coraggiose – ha affermato il presidente Squinzi – senza le quali nei prossimi anni noo cresceremo più dello 0,5% l’anno. “Si parla di “terapia d’urto” e di riforme da avviare contestualmente e senza ritardi”. I due progetti coprono l’arco della legislatura. Squinzi ha ribadito che la Cgil come non è stata un ostacolo, così ha detto Monti che le ha addebitato di aver bloccato le riforme in questo periodo così dovrà svolgere un ruolo nella prossima legislatura.  Non sia mai, Monti e i suoi se la sono resa sia con il Piano del Lavoro della Cgil che con l’Agenda di Confindustria. Stop, niente da fare, udite, udite, i due progetti richiedono l’intervento pubblico. La Cgil parla di “cofinaziamento pubblico (nazionale, regionale, locale e pubblico-privato. Gli imprenditori partano, per esempio, di una politica delle infrastrutture. Monti liquida la faccenda attaccano Susanna Camusso e il Pd. Il segretario generale della Cghil viene visto come un pericoloso soggetto sovversivo che mette i piedi in testa a Bersani.

Il professore offende Bersani e Camusso

Forse Monti non si rende conto che offende sia l’una che l’altro. O forse voleva proprio fare così. Non entra neppure nel merito delle proposte del Piano del Lavoro che certamente non ha letto. Lascia questo compito a due esponenti della “società civile”, come dice lui,  che si chiamano Carlo Calende e Marco Simoni, rispettivamente coordinatore politico e responsabile lavoro di Italia Futuro, candidato alla Camera per la lista civica con Monti per l’Italia. Quest’ultimo se non andiamo errati in una delle sue comparsate televisive riuscì perfino a far fare bella figura all’ex ministro Brunetta che lo ha trattato da incompetente, malgrado la sua frequentazione con la London shool of economic. Leggiamo l’incipit. Se la prendono con i partiti che sacrificano la verità alla propaganda durante la campagna elettorale  con riferimento agli interventi di Bersani Vendola e Tabacci, Poi viene il bello: “ Ben diverso – affermano – è però quando a fare propaganda è la CGIL, che si sente evidentemente parte attiva di questa campagna elettorale. Il piano del lavoro presentato  da Susanna Camusso è una nuova pagina di questo triste libro, ed è ancora più grave perchè chiarisce il pensiero di chi potrebbe essere l’azionista di maggioranza di un eventuale governo PD-SEL” Davvero, ci si scusi il termine, ma quando ci vuole ci vuole un incrocio fra il ridicolo e una coglionata. Ancora. “La logica del piano è tagliare la spesa pubblica per finanziare nuova spesa pubblica”. Ci dicano Monti e i suoi esperti, visto che l’ Agenda non ne parla, come si ricreano le condizioni per dare lavoro ai giovani e alle donne in primo luogo a milioni di lavoratori in Cassa integrazione, ai disoccupati, come si fa fronte alla povertà che investe otto milioni di persone. Non osiamo credere che cotanta “società civile” possa pensare che la crisi, la recessione, si affronti  con la riforma del mercato del lavoro. Non lo credono neppure alla London School o alla Bocconi. Non lo crede più neppure Elsa Fornero che parla della “sua” come di una “scommessa”  giocata sulla pelle di milioni di lavoratori. Si usa così in una società incivile.



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